Sarasvati e il suono sacro

All’inizio del tempo Brahma, il dio creatore si affacciò sull’abisso primordiale e si mise a guardare. Alla fine del precedente ciclo di creazione ogni cosa era stata distrutta dalla danza di distruzione di Shiva, ed ora toccava a Brahma dare inizio ad un nuovo ciclo. Grazie alla forza della sua volontà, spazio e tempo si dispiegarono davanti al dio ma lui non riuscì a manifestarsi. La struttura del mondo era stata innalzata e Brahma era in difficoltà, così si prese un momento di riflessione, fece un profondo respiro ed espanse la sua coscienza ed espirando pronunciò il suono sacro “OM” che pervase ogni angolo dell’Universo. Dopo che l’ebbe pronunciato con suo stupore dalla bocca gli uscì una maestosa figura femminile con quattro braccia, era imponente, scintillante, bianca come il latte e risplendeva come mille soli. La dea era Sarasvati, una dea che esiste oltre lo spazio e il tempo, non viene plasmata nè dissolta dai cicli di creazione, conservazione e distruzione e rappresenta il suono sacro con cui il dio creerà ogni cosa. Brahma e Sarasvati, creatore e creatività, come una sola cosa per dare vita al tutto. Ispirato da Sarasvati il dio creò galassie, stelle, pianeti e istituì le leggi che li governano, pronunciando un mantra sacro dopo l’altro. La loro unione divina diede vita a ogni elemento e quando l’universo fu compiuto, culminò nella creazione dei 7 veggenti, saggi ai quali fu affidata ogni conoscenza divina per il bene del mondo.E Sarasvati istruì quei saggi sull’importanza e il potere del suono: “è il più sacro e delicato dei cinque elementi, il più denso è la terra da cui proviene l’olfatto, il meno denso è l’acqua da cui proviene il gusto, il più tenue di questi è il fuoco che innesca la vista e ancora più rarefatta è l’aria che aziona il tatto, ma il più sottile di tutti è il suono che dimora nell’etere. Non scambiate quello che sentite nell’aria come totalità del suono, dovrete usare i sensi più raffinati per percepire quella trasmissione eterea.” I veggenti ascoltavano a bocca aperta le parole di Sarasvati che insegnava loro come entrare in sintonia con quelle vibrazioni, li guidò e li inspirò ad incanalare quei suoni sacri e innati nel cosmo. i suoni devono essere memorizzati e solo nel ricordo prendono forma e possono essere pronunciati, la scrittura non si addice alla parola divina. E’ ciò che resta dell’esperienza incarnata, bisogna incidere questi suoni cosmici nei nostri cuori così ci purificano e ci nutrono, questo diceva Sarasvati. I veggenti codificarono e tramandarono la saggezza di Sarasvati sotto forma di rivelazione vedica e istituirono le catene inizitiche tra maestri e allievi attraverso le quali questi insegnamenti sono giunti fino a noi, cioè attraverso la tradizione orale .

Sarasvati è l’ispirazione stessa, necessaria all’arte così come al vero apprendimento. E’ invocata da poeti come musa, è la dea protettrice della conoscenza, della saggezza e delle arti e grazie al suo rapporto con la sacralità del suono è legata alla creatività musicale, infatti spesso è raffigurata con un antico strumento musicale indiano, il vina. L’animale veicolo di Sarasvati è il cigno. Secondo la leggenda i cigni hanno la capacità di separare il latte dall’acqua quando sono mescolati tra loro, sanno distinguere il buono dal cattivo. Sarasvati rappresenta la consapevolezza più raffinata che è capace di tale discernimento.